9 set 2012

il pragmatismo, le idee e l'equilibrio




BREVE PREMESSA STORICA

Il pragmatismo nasce come movimento filosofico sviluppatosi negli Stati Uniti d’America verso la fine dell’ottocento e diffusosi, in seguito, anche in Europa. Tutti sappiamo bene che esso comporta un  atteggiamento mentale di chi privilegia la pratica e la concretezza rispetto alla teoria, agli schemi astratti ed ai principi ideali
Questo movimento ha sempre presentato al suo interno molteplici indirizzi alternativi. In generale, tuttavia, esso genera nel pensiero un processo attivo sulla realtà. In questa ottica universale, si identifica il significato  dell’espressione con l’insieme delle conseguenze pratiche che derivano dalla sua ammissione, ma si pone anche come “la teoria di una verità”  tendendo ad identificare la verità con l’utilità pratica.
La genesi del pragmatismo fu profondamente influenzata dalla teoria dell’evoluzione che vedeva l’essere vivente in rapporto dinamico e conflittuale con l’ambiente in cui era immerso. Così, i pragmatisti  lo compresero come uno strumento che facilita l’adattamento dell’uomo nei confronti dell’ambiente.
Questo approfondimento filosofico portò a galla nuove tematiche scientifiche ponendo il pensiero e la realtà come processi tesi a un reciproco adattamento. Si supponeva  dunque, che spirito e materia non fossero  principi contrapposti, ma profondamente affini.
Il movimento pragmatista prende le mosse dalla teoria di Charles Sanders Peirce. Egli sostenne che comprendere un'idea significa comprenderne le possibili conseguenze e le possibili deduzioni. Pertanto un'idea potrà risultare valida se possiamo verificarne l'esito. Ogni ricerca, ogni indagine, ogni processo di pensiero, è finalizzato alla formazione di una sua credenza e di una regola comportamentale valida per le circostanze .
Ma essa deve comunque essere verificabile nel suo  significato concreto, tale cioè da poter essere dichiarata anche inesatta e quindi  modificabile. Ciò significa che non può nascere dal sentimento né dagli ideali, né può essere stabilita in modo metafisico. Essa deve nascere dall'esperienza organizzata con metodo scientifico. In tal modo solo il metodo può prevedere la possibilità di errori e opportunità di correzioni.
Pertanto ogni processo di pensiero razionale ha carattere di correttezza se può auto controllarsi e potrà risultare chiaro se ne scaturiscono chiari gli effetti pratici che può produrre.
In base a questi principi la scienza non riproduce un'immagine di un mondo stabile e ordinato secondo leggi di necessità. Non c'è necessità oggettiva. Tutti i procedimenti scientifici sono «probabilistici»; e l'immagine del mondo costruita scientificamente è solo «probabile». In tal senso l'attività scientifica rimane sempre aperta.
Fu invece, Platone, molto tempo prima, a parlarci delle “ idee” ed a farne  il principio del suo sistema filosofico. Con ciò egli pose le basi di tutta la filosofia occidentale. Per lui le idee erano il  presupposto della conoscenza ed in loro consisteva, pertanto, l'unione istantanea di essere e di pensiero.
Per Platone, le idee sono gli oggetti specifici della conoscenza razionale, ma sono anche criteri di giudizio delle cose e cause delle cose naturali. Platone criticava i Sofisti poiché il loro difetto fondamentale  consisteva nel fatto che si rifiutavano di procedere al di là delle apparenze e perciò ne rimanevano prigionieri.
Ma l’aspetto più interessante secondo la sua dottrina era quello secondo cui la nostra anima, prima di calarsi nel corpo, è sempre vissuta nel mondo delle idee, dove tra una vita e l’altra ha accresciuto la sua conoscenza. Egli  affermava, perciò, che "conoscere è come ricordare" in quanto noi abbiamo conoscenze innate.
Per non di meno, egli, dava alle idee l’ulteriore significato di “valore”. Una caratteristica particolare che nel senso odierno sarebbe simile ad “ideale” o “principio morale”. La dissertazione di Platone sulle idee va oltre e rimane sicuramente molto profonda.
Sembra interessante poter mettere insieme il concetto di Platone: le idee sono gli oggetti specifici della conoscenza razionale, ma anche cause delle cose naturali, con quello di Peirce: un'idea potrà risultare valida se possiamo verificarne l'esito per poter comprendere l’importanza che assieme hanno sullo sviluppo e la determinazione di un buon funzionamento della società.




Le idee muovono lo sviluppo

Queste premesse storiche sono fondamentali per affrontare qualsiasi analisi sull’argomento, in quanto, i due movimenti filosofici, anche se derivanti ambedue dal processo mentale dell’uomo, finiscono col  contraddistinguersi in modo netto al momento della fase di sviluppo e di determinazione di ogni percorso.
Teoricamente, potremmo azzardare che chi opera attraverso la ricerca delle idee, tende più spesso a portare avanti queste con una visione poco concreta poiché, una esame più tangibile, nel processo mentale, potrebbe arrecare  inconsapevole disturbo allo sviluppo dell’idea stessa. A sua volta, chi opera per la ricerca di soluzioni concrete e pragmatiche, difficilmente ripone le basi dello sviluppo della sua opera sulle idee.
Questo, in generale, ciò che risulta dalla logica differenza dei due concetti che, abitualmente, per principio, si differenziano in ogni percorso mentale dell’uomo. In realtà non esiste una vera contrapposizione idee–pragmatismo e qualora la si volesse porre, apparirebbe assai limitativa per qualunque esame costruttivo sull’ argomento. Ambedue i concetti sono utili e positivi nella costruzione di ogni progetto dell’uomo.





I due principi non sono in sé opposti, ma diversi e spesso anche utili l’uno all’altro e nessuno meglio di chi opera per una utile politica sociale dovrebbe tenerne conto: Oggi le idee, in casi specifici, potrebbero rispettare una visione più pragmatica per un buon fine sociale, come ogni indirizzo pratico dovrebbe sostenersi in armonia ed in equilibrio con la forza delle idee, poiché insieme, possono rappresentare un potenziale valore aggiunto.   
   
C’è  chi opera non pensando minimamente ad una realistica visione della vita di tutti i giorni e chi, invece, vive ed opera in determinati campi, lottando con la particolare tangibilità di una esistenza che spesso impone scelte obbligate ma, resta il fatto che, oggi lo spazio alle idee, appare sempre più chiuso dall’inconscia paura di non determinare alcun riscontro positivo rispetto ad un mondo che tende a muoversi prevalentemente in direzione di severi principi razionali eliminando, in via preventiva, qualunque incognita ideativa o presupposto teorico. 
Anche la politica, in questi ultimi anni, ha determinato scelte radicali dettate da posizioni pragmatiche tese alla costruzione di  sistemi ristretti come quelle di un “bipolarismo” inventato per il bisogno di una governabilità più sicura.
Una scelta affrettata  decisa senza un’appropriata ricerca e che, nella realtà, è risultata disastrosa ed anticostruttiva. In questo percorso si sono via via radicalizzate posizioni estreme rendendo la politica, agli occhi di tutti, assai più litigiosa e debole piuttosto che utile. Non si è voluto tener conto che in quel momento si stava imponendo una netta chiusura alla lunghissima fase storica della politica centrista e moderata il cui pensiero aveva segnato il paese per decenni.

Si è, invece, voluto dare un calcio alla cultura del pensiero politico preferendo il pragmatico percorso di una governabilità stabile. Ma la politica non è forse pensiero? -Ma non era forse quello il momento in cui sarebbero dovute servire le idee? -Idee più impegnative ed utili alla ricerca di un nuovo percorso per il positivo riscontro con una nuova Repubblica?
Se è vero quello che ci diceva Platone sulle idee identificandole come  presupposto della conoscenza e come unione istantanea di essere e di pensiero, possiamo davvero supporre che, in momenti come quelli, tutta la politica non ha operato né per  conoscenza, né tantomeno, in favore di un sano pensiero .
-Si può mai pretendere una governabilità stabile a tutti i costi in un sistema di democrazia parlamentare che di per sé, anche costituzionalmente, impone di ricercarla solo attraverso un’azione di costruzione di dialogo con le stesse forze politiche? Si può pretenderlo  prescindendo da una conoscenza storica, da una cultura odal proprio pensiero?

Nel momento storico attuale,  forse anche a causa di una forte recessione mondiale, si sopravvive attraverso l’unica risorsa mentale della tangibilità e della concretezza, non  reagendo con la forza delle iniziative e delle idee e questo penalizza il giusto percorso della crescita di una società.
Recenti eventi storici, come quelli dell’unione dei paesi europei, avrebbero dovuto determinare, attraverso una naturale integrazione ed aggregazione, maggior successo per iniziative ed innovazione. Si sarebbe dovuta riscontrare l’affermazione di un  percorso costruito attraverso un naturale scambio della conoscenza, del dialogo e delle idee. A volte, come qualcuno asserisce, risulta più utile coniugare le diversità, anziché tentare di aggregare certe omogeneità.

Le idee rimangono il disegno della mente e costituiscono un sapere interiore. Esse devono sicuramente rappresentare un modello assoluto di riferimento per la vita. Ma in un mondo come quello odierno, pare nessuno voglia muoversi attraverso queste rilevanti risorse del pensiero che sembrano le uniche capaci di spingere una positiva crescita ed, attraverso le quali, l’uomo potrà riuscire a sottrarsi alla propria sconfitta.
Al contrario oggi, assistiamo ad un diffondersi esagerato di regole che stabiliscono scelte razionali, sia sul piano economico che sul modello di vita sociale in generale, tanto spinte dal raziocinio, che finiscono sempre col soffocare qualunque impulso dettato dai pensieri e dalle idee.
Bisogna dare più spazio alle idee proprio perché con esse si riuscirà a trovare un percorso migliore anche a costo di qualche piccolo rischio. Il successo di ogni iniziativa imprenditoriale, politica o sociale,  dipende da una serie di fattori di varia natura. Il fattore più importante è senza dubbio la validità dell'idea anche se non vanno sottovalutati altri aspetti, a prima vista secondari, che possono diventare veri e propri ostacoli. 
Dare spazio alle idee di ognuno non significa soltanto far crescere le persone, ma  far crescere un intero sistema.
vincenzo Cacopardo