10 giu 2014

Un appunto sul nuovo articolo del consigliere Cacopardo



Molta confusione nell’alluvione di parole

Gli scandali Expo, Mose e Carige rappresentano l’occasione per dare sfogo al moralismo nazionale, per mescolare cause ed effetti, per attribuire a questo o quel partito o gruppo sociale la responsabilità di ogni nefandezza, esclusi i grillini del Movimento 5Stelle: esenti perché, sino a ora, hanno esercitato un potere marginale. Occorrerà vederli alla prova, se mai avranno un’occasione vera.
Cerchiamo di mettere un po’ d’ordine.
La prima considerazione è che la legge e il giudice penale non rappresentano un serio ostacolo a corrotti e corruttori. Nel territorio della Procura più agguerrita d’Italia, Milano, il fenomeno si è ampiamente e di recente concretizzato, per quel che si sa, per la sanità e l’Expo. Poiché si può ritenere che corrotti e corruttori non siano degli imbecilli amorali e che anzi, tra di loro, ci siano degli attenti calcolatori, questo vuol dire che le probabilità di farla franca sono elevate. Rilevanti quelle di sistemare i soldi rubati in luoghi sicuri, in cui mai potranno essere scoperti e sequestrati. Quindi, il loro calcolo costi-benefici mette all’attivo il maltolto e al passivo il sequestro di ciò che hanno previsto di farsi sequestrare e un periodo abbastanza breve di detenzione. Qui, viene in rilievo l’inefficienza del sistema giudiziario e la totale inaffidabilità del regime delle pene, investito questo (legge Gozzini) da un’ingiustificabile indulgenza nei confronti dei condannati. Per fare un esempio, negli Stati Uniti le condanne si scontano tutte sino in fondo e solo in fondo si può contare su qualche indulgenza giudiziale. Non esistono matematici sconti capaci di annullare o quasi, come in Italia, le pene tabellari.
Certo, c’è anche un problema morale: su di esso vorrei suggerire a tanti (e soprattutto al magistrato Raffaele Cantone) la lettura della celebre Favola delle api dell'inglese Bernard de Mandeville, scritto nel 1705. In essa si dimostra che l’istinto che regola l’attività umana è quello del possesso, nel senso dell’arricchimento: quando questo viene esercitato all’interno di un efficiente sistema di divieti e riconoscimenti, produce la ricchezza degli stati.
Non è, quindi, in discussione la morale privata dei cittadini, che non è di competenza dello Stato. È, invece, da elevare la qualità (non la quantità) della legislazione che regola i rapporti civili nel territorio della Nazione.
Questa qualità in Italia è molto bassa.
Insediandosi in Italia, un ambasciatore americano riunì a Villa Taverna, sua residenza ufficiale, i trustees dell’Aspen Institute Italia e spiegò loro che il maggiore ostacolo all’incremento dei rapporti economici tra i due paesi era costituito dal nostro sistema giudiziario e dalle sue geometrie variabili, in una parola dalla totale incertezza del diritto.
Un discorso, questo, che riporta immediatamente al tribunale di Pesaro che nomina il signor Mario Andolina, vicepresidente di Stamina Foundation, indagato dalla procura di Torino per associazione a delinquere, truffa e somministrazione di farmaci pericolosi, commissario ad acta per l’infusione degli stessi farmaci a un povero paziente ignaro dei discussi e contestati valori scientifici della terapia.
Anche qui siamo alle prese con un evento che va al di là delle figure dei truffatori e dei truffati e investe un sistema amministrativo (sanità) e giudiziario incapaci di assumere comportamenti tra loro coerenti sul tema della salute.
Purtroppo le misure amministrative che possono rimettere il sistema in carreggiata non sembrano interessare più di tanto il governo.
Il medesimo presidente del consiglio Renzi sembra appagarsi di dichiarazioni reboanti (l’alto tradimento, il Daspo, i calci) prive di efficacia pratica. Anche il nuovo decreto anticorruzione serve solo a definire i poteri del dottor Cantone: gli incrementi delle pene che stabilirà avranno effetto per il futuro (e non potrebbe essere altrimenti) e, in fin dei conti, non incideranno sul fenomeno per le ragioni che abbiamo esposto.
Probabilmente, la rinuncia agli strumenti dell’amministrazione (il commissariamento del Consorzio Venezia Nuova, delle imprese partecipanti e del Magistrato alle acque) deriva dalla consapevolezza che gli staff di collaborazione al governo non hanno le competenze professionali occorrenti per predisporre i provvedimenti amministrativi possibili e utili hic et nunc. 
A Renzi, comunque, va riconosciuto il merito (prima di lui solo Bettino Craxi) di avere messo in discussione e, di fatto, abolito il metodo concertativo tipico del consociativismo costituzionale. La caduta della sostanziale omertà tra partiti ha provocato i suoi primi, positivi effetti. Altri ce ne dobbiamo attendere, per esempio, in quel tempio del consociativismo che è la Rai. 
L’evoluzione della Repubblica italiana verso una democrazia compiuta è appena cominciata.




La chiarezza con la quale si esprime il cugino Domenico è pari alla sua competenza nel merito, ma se è vero che la legge e le relative normative non sembrano preservare dai ripetuti taglieggiamenti negli appalti è anche vero che la politica non ha mai fatto il necessario per ripristinare tali normative in modo da renderle più efficaci. 
E' soprattutto in termini preventivi che la politica dovrebbe muoversi.. in un Paese che sembra costantemente seguire una deleteria filosofia repressiva. Il consociativismo a cui fa riferimento il consigliere Cacopardo, altro non è.. che il frutto di un vuoto politico legislativo verso il quale la classe politica sembra non aver mai posto alcuna attenzione, probabilmente per interessi speculativi e tangentizi comodi agli stessi Partiti. 
Sembra che per molte soluzioni, le istituzioni, continuino ad adottare metodi dettati dall’impotenza o da una profonda rassegnazione di fronte ad ostacoli che non si riescono a preventivare. Se entriamo nel campo degli appalti ci accorgiamo di quanto.. questi ostacoli.. abbiano fatto sempre comodo ad una certa politica guidata unicamente da una ristretta, ma efficace, forza delle risorse economiche.
La domanda che mi pongo dopo i venti e più anni da “mani pulite” è..come non si sia messa ancora in campo una impostazione più efficace, da parte di tutti i governi succeduti attraverso normative più adatte riguardanti una reale prevenzione. Lo stesso Renzi parla costantemente di punizioni e sanzioni richiamando il plauso populista di un popolo impreparato, senza accorgersi di come sarebbe più utile e semplice studiare a fondo regole preventive e di controllo più idonee. Se questo ancora non si fa.. è perchè risulta utile a certi poteri che bramano di governare...
La scarsa qualità... giustamente sottolineata da Domenico, dipende anche da un altrettanto scarso modo di interpretare la politica...
vincenzo cacopardo

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